lunedì 13 giugno 2022

L’angelo della vendetta (1981)


Questo film del genere rape and revenge, diretto da Abel Ferrara, è con il tempo diventato un cult per gli amanti del thriller. Non che sia particolarmente sto gran filmone, sia chiaro, eppure ha un certo charme. Sarà per la sua estetica ricca di sangue artificialissimo (color rosso acceso) o per l’argomento della donna giustiziera, fatto sta che oggi L’ANGELO DELLA VENDETTA è una pellicola rivalutata. La protagonista, Thana (Zoe Lund), una ragazza muta che lavora da sarta, viene violentata due volte in un solo giorno ed è così toccata dall’esperienza (giustamente) che non solo uccide il suo secondo stupratore (facendolo poi a pezzi) ma se ne va in giro apposta ad adescare e poi ammazzare tutti i maschi porci, maniaci e violenti usando una pistola calibro 45 (da qui il titolo originale del film, Ms. 45, nonostante l’arma utilizzata sia una calibro 9mm) ma nella sua spirale di pazzia uccide (e fa uccidere) anche persone che non si erano dimostrate particolarmente zozze con lei. In una Manhattan che non si ferma mai e la cui versione notturna è ben fotografata e sfruttata da Ferrara attraverso i punti più bui e nascosti come vicoli e piazzette, si svolge dunque la discesa all’inferno di questa ragazzina (la Lund aveva solo 17 anni quando girò il film) la cui salute psichica viene sconvolta. Il culmine si raggiunge nell’ultima scena (sottolineata da un pezzo di sassofono ossessionante quanto anch’esso diventato cult), quando ad una festa in costume lei si presenta vestita da suora e si appresta a fare una carneficina di maschi. Notevole il momento in cui, nonostante la situazione (non vi svelo quale), si rifiuta di sparare ad una donna sebbene l’abbia sotto il tiro della sua pistola e a pochi passi.
L’ANGELO DELLA VENDETTA non è in sé un film d’azione, perché le scene più movimentate sono quelle delle uccisioni “statiche” da parte di Zoe, e anche come thriller difetta un po’ di tensione, ma è un film che funziona lo stesso, un B-movie che al netto di alcune situazioni paradossali (come quella della stessa protagonista diventata dalla notte al giorno una tiratrice infallibile) è senza dubbio apprezzabile. La donna giustiziera che riprende un po’ il Giustiziere della notte di Bronson è un argomento che nel cinema s’è visto poco (almeno fino ad oggi, visto che il femminismo rampante sta tirando fuori veramente il peggio dai registi d’azione) e qui è trattato anche dal punto di vista emotivo per cui passo dopo passo si assiste ad un cambiamento totale della povera Thana sia nel privato che sul lavoro. La Lund stessa è bravissima e di un trasformismo eccezionale e anche solo per lei L’ANGELO DELLA VENDETTA merita sicuramente di essere visto.