giovedì 23 dicembre 2021

Il cittadino si ribella (1974)


Ecco un film che, a distanza di quasi cinquant'anni, non è invecchiato di un fotogramma. Ciò che mostra è la stessa situazione che si vive ai giorni nostri: criminalità dilagante, forze dell'ordine passive se non conniventi, frustrazione dei cittadini. Qui Franco Nero decide di essere lui stesso la legge e si mette a dar la caccia ai banditi che l'hanno derubato e malmenato, girando per i quartieri di una Genova molto noir. Nel manifesto del cinema del grandissimo Castellari, IL CITTADINO SI RIBELLA diventa il nostrano Giustiziere della notte, forse però con un pizzico in meno di sadismo. Naturalmente le scene di violenza non mancano, ma in questo film, che è probabilmente l'espressione migliore del genere poliziottesco, quando in Italia il cinema non era l'ammasso di melma che è oggi, il ritmo e le sequenze d'azione (inclusa quella magistrale dell'inseguimento a inizio film) si amalgamano in modo preciso con un meccanismo fluido che porta alla fantastica scena finale, da manuale del cinema action. Oggigiorno, per darsi un tono, viene tanto osannato Tarantino quando invece il nostro Tarantino l'abbiamo avuto negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, si chiamava (anzi, si chiama, visto che è ancora in splendida forma a 83 anni) Enzo G. Castellari e del Tarantino di oggi poteva essere non il maestro ma oserei dire il creatore. Ripeto, la scena nel magazzino vuoto vale 100 Tarantino, non uno o dieci. Cento. Purtroppo però oggi diremmo che quella scena è "tarantiniana" invece di dire, più correttamente, che le scene tarantiniane sono "castellariane"!
Franco Nero è come sempre ottimo nel ruolo del protagonista, sebbene digerisco poco la sua recitazione sopra le righe e le facce esagerate che fa ogni volta che viene preso a botte.
IL CITTADINO SI RIBELLA è comunque una nitida e spietata fotografia degli anni Settanta italiani, il capolavoro del poliziottesco, purtroppo poco considerato.

lunedì 20 dicembre 2021

L'uomo nel mirino (1977)


Uno dei film di Clint Eastwood più insoliti è L'UOMO NEL MIRINO del 1977, un periodo in cui l'attore americano stava cominciando a mettersi in gioco anche come attore di commedia. Questo film, sulla falsariga del precedente UNA CALIBRO 20 PER LO SPECIALISTA, è un action comedy che spiana la strada a quelli che poi saranno tre capolavori del filone comico di Clint, ossia FILO DA TORCERE (1978), FAI COME TI PARE (1980) e PINK CADILLAC (1989) (in mezzo c'è anche GUNNY, volendo) ma privilegia più l'azione che le risate. E' uno dei più insoliti di Clint perchè il suo personaggio non è un superuomo, ma un poliziotto semi-alcolizzato, senza più nessuna prospettiva, con un lavoro noioso dove però è ancora considerato in gamba. Proprio per questo gli viene affidata la scorta da Las Vegas a Phoenix di una testimone (Sondra Locke), una prostituta che dovrà deporre in tribunale come teste di affari di mafia. Ma lungo il cammino ci saranno agguati e inseguimenti, con un numero spropositato di pallottole sparate e un buon numero di morti.
Il film in sè si lascia vedere molto piacevolmente, è un action "on the road" tra le highway dell'Ovest e il deserto dove l'adrenalina non manca, eppure sarà il finale troppo esagerato a far perdere gran parte dell'hype nello spettatore. E anche per questo è un film atipico di Clint, che è sempre stato un regista solidamente realista. Nel finale di questo film Clint e Sondra entrano a Phoenix con un autobus blindato che lungo il percorso viene letteralmente fatto a pezzi da migliaia di colpi sparati dai poliziotti e dai cecchini piazzati lungo le strade. Diverse incongruenze, anzi veri e propri errori fattuali (come il non sparare alle gomme, il non uccidere la coppia una volta scesa dal bus nonostante avessero tentato di farla a pezzi fino ad un secondo prima, il non far finita la questione con il lancio di una bomba o granata all'interno del bus, ecc.) lasciano lo spettatore a bocca aperta per il semplice fatto che i precedenti 70 minuti erano stati all'insegna dell'action classico senza esagerazioni troppo spiazzanti. Invece c'è uno stacco netto con i minuti finali che sebbene concluda la vicenda, non riesce a chiudere il film in modo omogeneo dando l'impressione di vedere una normale berlina partecipare ad un gran premio e vincerlo all'ultimo giro viaggiando a 400 km/h.
Anche la locandina si accoda al tono esagerato e il disegno di Frank Frazetta è più da film post-apocalittico, con un Clint muscolosissimo, il bus semidistrutto alle sue spalle e detriti un po' dappertutto ai suoi piedi.
Eppure a Clint tutto ciò piacque e il film, sebbene non un blockbuster, si guadagnò parecchi pareri favorevoli dalla stampa.

domenica 12 dicembre 2021

Copshop (2021)


In una piccola ma efficiente stazione di polizia, completamente isolata nel mezzo del deserto del Nevada, si consuma una storia di vendetta tra mafiosi, che tuttavia appare essere più complessa...
COPSHOP è una simpatica novità nel mondo dell'action, che nell'ultimo periodo sembra essere piuttosto stanco. Anche se (ovviamente, visti i tempi), non manca di adattarsi alla moda dell'eroe action supermegamacho al femminile, le dinamiche vertono principalmente tra i personaggi di Gerard Butler e Frank Grillo che si sfidano per tre quarti di film dalle loro celle nel sotterraneo del piccolo commissariato, dove sono stati volutamente rinchiusi.
Certo per una buona metà il film non esplode d'azione, risulta quindi un po' con il freno a mano tirato, però poi quando i giochi si fanno più chiari (anche per lo spettatore, visto che la storia di fondo rimane comunque un po' fumosa, tra agenti federali corrotti, poliziotti corrotti, killer a pagamento, mafiosi, uomini del governo, ecc. e pare più che altro una raffazzonata scusa) il movimento comincia ad ingranare sebbene non scoppi di spettacolarità. Le scene d'azione principali sono tutte relegate agli ultimi 45 minuti ma fanno bene il loro lavoro, a dire il vero sono aiutate anche dai personaggi dei quali non si saprà, se non quasi alla fine, chi è più o meno cattivo (perchè buoni non ce ne sono, a parte la poliziotta, che tra l'altro è una fissata dei revolver e ne porta al fianco uno calibro 44 stile western).
Devo dire che COPSHOP m'è piaciuto. Senza entusiasmarmi, ma mi è piaciuto. Forse perchè ha una delle mie ambientazioni preferite (singolo posto isolato, in questo caso una illuminatissima stazione di polizia) oppure perchè, pur mancando di suspense e con una trama abbastanza semplice ma resa quasi incomprensibile da sciagurati flashback, comunque volevo sapere chi erano realmente i personaggi e come sarebbe finita tra di loro...

sabato 4 dicembre 2021

Ava (2020)

Jessica Chastain coproduce questo thriller-action ordinario, come tanti se ne son visti. Lei è una killer che deve essere "terminata" e mentre tenta di non lasciarci la pelle deve anche risolvere vari problemi familiari. Non c'è molto di originale in questo film, a parte forse lo scavo un po' più in dettaglio del personaggio protagonista, cosa che difficilmente si ha il tempo di fare in un film tutto azione: e infatti questo lascia un po' da parte l'action per approfondire il lato drammatico e dare all'assassina un lato debole e umano. Ciò porta al ristagno in alcune parti e dunque a un calo di ritmo ma bene o male gli "intermezzi" d'azione risollevano ogni rallentamento grazie anche alle ottime doti di Jessica, che personalmente ce la vedo proprio bene nelle vesti di personaggio action. In ogni caso questi due fili narrativi non vengono intrecciati come si dovrebbe e dunque si ha come risultato una sceneggiatura che procede su due binari paralleli, con due storie ben distinte e quasi a sè stanti, che poco hanno da spartire l'una con l'altra. Quasi come due film in un solo film, insomma.
Ci sono sparatorie, combattimenti corpo a corpo e salti geografici dagli Usa all'Europa e al Medio Oriente ma niente di terroristico o spionistico. Ci sono Malkovich e Farrell e killer per ammazzare altri killer e via discorrendo. C'è anche un finale apertissimo.
Se interessa il genere, dunque, è un film da 6 o 6 e mezzo, senz'altro guardabile ma anche qui niente di nuovo sotto il sole se non il continuo rincorrere la nuova moda dell'action femminile/femminista a tutti i costi.