venerdì 21 ottobre 2022

Downrange (2017)


Buonissimo thriller splatterissimo come se ne vedono pochi (la grandissima parte dello splatter fa parte dell’horror), del tutto piatto sul fronte costruzione dei personaggi ma con un’idea di fondo fortissima (un gruppo di tre ragazzi e tre ragazze rimane bloccato con la macchina in una strada in mezzo al nulla ed è bersagliato da un cecchino nascosto) che saggiamente viene sfruttata nel modo corretto grazie alla breve durata, che permette non solo di non rendere il film ripetitivo ma anche di costruire buoni momenti di suspense (niente di eccezionale, tuttavia) e indugiare in un buon numero di dettagli splatter (a mio avviso ben fatti): il cecchino fa un enorme numero di danni e il body count (a cui tanto tengono molti appassionati) è elevatissimo con tutto che i personaggi in scena siano pochi.
Ci sono lontanissimi accenni di dare spessore ai personaggi riferendosi alle loro attività (non tutti si conoscono l’uno con l’altro), così come di evitare qualsiasi spiegazione su tutta la vicenda, anche se quest’ultima scelta lascia un po’ con l’amaro in bocca.
Il finale cattivissimo (non vi svelo nulla) lascia di stucco e sono ancora qui che cerco di capire se in bene o in male.
In generale, comunque, DOWNRANGE è un film a basso budget e probabilmente indipendente (attori e regista per me sono assolutamente sconosciuti) molto interessante: violentissimo, riesce a coinvolgere nella bruttissima situazione in cui si vengono a trovare quei poveri ragazzi (di sti tempi poi…) e ancor di più riesce nella cosa più difficile: non cadere in lungaggini e prolissità e riuscire invece a sfruttare molto bene il concept con una sceneggiatura ben calibrata nella durata.

sabato 8 ottobre 2022

Dredd – Il giudice dell’apocalisse (2012)


Che figata di film! Basandosi fattualmente sul fumetto originale, regista e sceneggiatore (che poi sono la stessa persona, Alex Garland) hanno realizzato un film degno del personaggio come poche altre volte è stato fatto per un cinecomic. Dredd sbuca prepotente dallo schermo allo stesso modo con cui lo fa dalle tavole delle sue storie a fumetti e comincia a menare e ammazzare come se non ci fosse un domani. E il suo domani, infatti, è ogni volta sempre più precario a Mega City One, la megalopoli da 800 milioni di abitanti dove svolge il suo lavoro di giudice in un futuro distopico, tecnologico e post-apocalittico. Nella storia di questo film, che non è una trasposizione da una a fumetti, Dredd è accompagnato da una giovanissima recluta, Cassandra Anderson, una mutante dotata di poteri psichici (riesce a visualizzare cosa pensano gli altri vicino a lei), per risolvere un caso di triplice omicidio in uno degli enormi palazzi della metropoli. Lì dentro i due giudici rimarranno bloccati e si imbatteranno nella cattivissima Mama, gestrice di uno spaccio di droga slo-mo, e nei suoi sgherri che hanno il compito di eliminarli.
In sostanza DREDD ha l’impianto che forse più di tutti adoro in un film d’azione: caccia all’uomo in un ambiente chiuso. E questa premessa è magnificamente realizzata, aiutata da un’ambientazione perfetta e di conseguenza da una scenografia immersiva, con tanti, piccolissimi ma grandissimi, riferimenti al fumetto originale sparsi un po’ dappertutto (e che io ho dovuto scoprire da “terzi” perché ho una conoscenza del fumetto molto limitata a dir poco) ma soprattutto una quantità d’azione come dio comanda: tra i vari livelli del palazzone (ben 200) le pallottole piovono a pioggia e i morti non si contano. Dredd non guarda in faccia nessuno e falcia cattivi a destra e a manca mentre risale i piani puntando al rifugio della perfida Mama (Lena Headey) aiutato dal giudice Anderson (Olivia Thirlby). Non mancano i dettagli splatter-gore e nemmeno i diversi modi di morire male dei cattivi, anche qui una scelta degna del fumetto.
Qualche parola su Dredd: Karl Urban, che lo interpreta, ha la stazza giusta per il ruolo ma, anche se non si toglie mai il casco (come fumetto vuole), non so se di ghigno è calzante al millimetro con il personaggio (forse senza quel filo di barba sarebbe stato più adatto). Di sicuro Urban ci mette il massimo impegno: non sorride mai e mantiene il grugno per tutto il film, nonché la grinta e l’abilità del nostro giudice.
Tirando le somme, DREDD merita in toto la visione (e le ri-visioni). La sua messa in opera così fedele al fumetto, la trama che esplode d’azione dall’inizio alla fine, le accortezze migliorative (per esempio la divisa dei giudici, resa meno appariscente e più realistica, e le armi, niente di esteticamente futuristico ma allo stesso tempo futuristiche), l’ambientazione/scenografia, gli attori calati nella parte: tutto rende il film meritevole e un eccellente esempio di fantascienza d’azione. Non c’è da stupirsi se la critica, soprattutto quella proveniente dai fan, l’ha incensato chiedendo ad alta voce un sequel e anche il ritorno di Urban nella parte di Dredd. E forse qualcosa si sta muovendo, perché sembra che sia in fase di sviluppo una serie tv dal titolo Judge Dredd: Mega City One.

lunedì 3 ottobre 2022

Heavy Metal Dredd (autori vari, 2012)


Per il mio primissimo approccio al personaggio del giudice Dredd ho scelto questa raccolta di storie brevi (risalenti agli anni 90) uscita nel 2012 per Magic Press. Sono storielle di una decina di pagine con la caratteristica di portare oltre il limite il personaggio e le situazioni che deve affrontare: esagerazioni, perversioni varie, follie di ogni genere, un campionario dove Mega City Uno – la megalopoli futuristica dove agisce Dredd – sembra più uno zoo anarchico che una “semplice” città del crimine. In queste storie assurde e molto spesso con una nota da commedia in sottofondo, la violenza è estrema e senza la minima censura: persone che esplodono, torture, mutilazioni, con una visione della giustizia che caratterizza da sempre il giudice Dredd, ossia quella immediata e sommaria. Tra i tanti sceneggiatori e disegnatori che hanno realizzato le storie di HEAVY METAL spuntano John Wagner (che è il creatore di Dredd, la cui nascita risale al 1977) e Alan Brant ai testi e Simon Bisley e John Hicklenton ai disegni. Se, come detto, le sceneggiature sono volutamente esagerate, a volte esilaranti, più spesso del tutto pazzoidi, i disegni variano in qualità ma quelli che spiccano di più sono quelli pazzeschi di Bisley, che ha uno stile molto particolare (aiutato anche dalla colorazione) tra il caricaturale e il realistico e con quel tratto spesso che io adoro. Le tavole di Hicklenton invece le ho trovate molto confuse, tanti e troppi elementi uniti, anzi ammassati, in una composizione della tavola che non aiuta affatto la comprensione dei disegni, che ad ogni modo non mi hanno fatto impazzire.
Non so se consiglierei quest’albo: se vi piacciono le storie senza senso, con situazioni oltre il logico persino per Mega City Uno, con vene da commedia, violentissime da splatter-horror e con un personaggio cazzutissimo, allora compratelo, anche solo per gustarvi le splendide tavole di Simon Bisley.

 Edizioni italiane  L'unica edizione italiana è quella in brossura edita da Magic Press nel 2012. È composta da 132 pagine ed è a colori.