domenica 28 aprile 2024

Independence Day (1996)


Kolossal di fantascienza commerciale puramente americano, la quintessenza del cinema di genere e della rappresentazione del “potere” a stelle e strisce. Quando astronavi aliene lunghe diversi chilometri spuntano sui cieli di tutto il mondo e iniziano ad attaccare le grandi metropoli, un gruppo di studiosi americani (in primis Will Smith e Jeff Goldblum), tra cui il presidente (Bill Pullman) devono dannarsi l’anima per sconfiggerli.
Di sicuro INDEPENDENCE DAY è un filmone, in tutti i sensi. Due ore e mezza di durata, effetti speciali che probabilmente per l’epoca erano il massimo, settantacinque milioni di dollari spesi per l’intera produzione (guadagnandone, in tutto il mondo, più di dieci volte tanto), un cast numerosissimo e d’eccezione, compresi addirittura interi reparti militari… insomma uno sforzo immane per produrre un film che comunque resterà nella storia del cinema, anche perché è proprio un bel film, ricco di tensione, visivamente valido anche oggi. Certo, visto a ventisei anni di distanza risulta ingenuo, in primis nella scoperta della soluzione per battere gli alieni e nella sua messa in pratica (oserei dire che è impossibile che un espediente come quello potrebbe, nella realtà, funzionare!... e difatti qui il film subisce, secondo me, un calo notevole, e si rialza in parte solo grazie alle scene del climax) ma anche per molti (forse troppi…) punti su cui lo sceneggiatore ha bellamente sorvolato per amor di finzione (e di ritmo), ma alla fine tutto torna e le due ore e mezza volano non senza lasciare qualche brivido di inquietudine nello spettatore.
In INDEPENDENCE DAY, poi, i curiosi di ufologia avranno pane per i loro denti, perché gli sceneggiatori hanno buttato nel calderone un po’ di tutto: Roswell, i servizi segreti, la comunicazione telepatica, i rapimenti alieni, e più di tutti l’Area 51, che nella seconda metà del film svolge un ruolo di primo piano.
Secondo me è un film da vedere anche se non si è appassionati di fantascienza. Si tratta del classico blockbuster commerciale americano, tutto incentrato sulla trama e sugli effetti speciali, e un esempio che non è vero che non si possono rendere simpatici i protagonisti senza doverli sviluppare: il presidente USA Bill Pullman, il Marine Will Smith e lo scienziato Jeff Goldblum non sono personaggi a tutto tondo (come quelli dei pallosi film “mainstream” dove ci viene fatto vedere persino quanti peli hanno sotto le ascelle) eppure risultano simpatetici e lo spettatore fa il tifo per loro. Certo dovrete riuscire ad ignorare l’aria di patriottismo e nazionalismo (e anche di arroganza, diciamolo) che aleggia per tutto il film altrimenti non riuscirete ad andare oltre la mezz’ora di visione. Inoltre, il film lancia un messaggio solo all’apparenza banale: e se tutto ciò succedesse veramente?

martedì 9 aprile 2024

I guerrieri della palude silenziosa (1981)


Un gruppetto di soldati della Guardia Nazionale in uscita per un’esercitazione rimane intrappolato nelle paludi della Louisiana e assalito da invisibili cacciatori cajun.
Nella semplice trama si rispecchia un film lento, molto incentrato sui contrasti tra i diversi membri del gruppo e la paura degli uomini invisibili che gli danno la caccia e che riescono a colpire senza mai dare punti di riferimento, in mezzo agli alberi e agli acquitrini paludosi.
Dal grande Walter Hill ci si aspetterebbe una buona dose d’azione ma in questo film ce ne è poca, c’è più l’occhio al contrasto psicologico (a volte anche fisico), alla paranoia, all’insubordinazione al potere e agli evidenti richiami al Vietnam, ma I GUERRIERI DELLA PALUDE SILENZIOSA non spicca mai davvero, nonostante il soggetto molto interessante e potenzialmente foriero di tensione e suspense. Ma qui invece più che altro ci si concentra sugli scontri tra le piccole fazioni che si vengono a creare nel gruppetto dopo il primo assalto e il pericolo dell’assedio viene fatto apparire una questione secondaria e gestito anche in maniera piuttosto rozza. C’è anche da aggiungere che i dialoghi, abbastanza stupidi, non aiutano molto.
Solo il finale della caccia all’uomo all’interno della piccola comunità cajun, con l’ossessionante sottofondo della musica di una festa da ballo, raddrizza un po’ il film.
In tutta onestà mi aspettavo di meglio da Hill (anche in fase di sceneggiatura e dialoghi) e non riesco a comprendere i numerosi commenti positivi che mi è capitato di leggere in giro. Non che il film sia terribile, intendiamoci, ma di certo non è un capolavoro.