lunedì 25 dicembre 2023

Silent Night (2023)


Se guardate il trailer di questo film e siete facilmente entusiasmabili come me, gridereste “CHE FIGATAAAA!”. Poi però guardate il film intero e la figata promessa dal trailer vi rimane incastrata in gola per almeno i primi 50 minuti di film.
Le fondamenta sono le più classiche che si possono mai desiderare per un film d’azione: un padre che si vendica per l’uccisione del figlioletto. Tutto qui?, direte voi… sì, tutto qui. Fine della trama. Quindi immaginatevi un film di vendetta del mito John Woo, con questa soltanto linea di trama e, per giunta, senza nessun dialogo: un sogno! Però questo sogno comincia quando l’abbiocco ormai vi ha quasi del tutto presi, e cioè a poco meno di un’ora dai titoli di testa. In questo lasso di tempo non succede nulla se non: Joel Kinnaman (l’attore protagonista) che recupera da un’operazione chirurgica (capirete perché nei primi 5 minuti del film) e ripensa alla morte del suo bambino. Stop. Poi a poco a poco si decide ad entrare in azione e comincia un auto-addestramento fisico e “tattico” (guida, armi e combattimento al coltello). Intorno al 50esimo minuto, infine, cominciano i fuochi d’artificio. Una devastante sequela di scene d’azione al cardiopalma (certo i cattivi sono stereotipatissimi e sostanzialmente dei burattini del tiro a segno), girate proprio alla John Woo: inseguimenti tra macchine, sparatorie frenetiche, sangue, armi in bella vista, esplosioni… insomma, la figata che ci si aspettava dal trailer! Si ha l’impressione che Woo (al ritorno al cinema americano dopo 20 anni, se non sbaglio…) si sia divertito un mondo a girare tutta la seconda metà del film, e sicuramente ha avuto una gran cura nell’ambientazione e nella scenografia, con chiare ed evidentissime citazioni e influenze dal primo videogioco di Max Payne (l’abbigliamento, la leggera zoppia e le armi del protagonista, il palazzo in rovina, l’atmosfera infernale della scena finale… sembra che Woo abbia voluto ricambiare la sua citazione presente in una scena del primo videogioco) e altrettanto evidenti rimandi a quell’altro capolavoro che è il film Death Sentence (per alcuni – e non del tutto a torto – il vero film di Max Payne!) con Kevin Bacon nei panni di Max Payne del protagonista.
Cosa dire, in sostanza, di SILENT NIGHT? Che lo consiglio assolutamente, nonostante il pesante difetto che purtroppo lo contraddistingue. Ma se guardate i primi minuti, vi fate convinti di come sia successo l’incidente scatenante e poi saltate direttamente al minuto 50, vi risparmierete almeno mezz’ora di noia e vi godrete un filmissimo adrenalinico che, complice anche la mancanza di dialoghi, vi farà sentire proprio come in un bellissimo videogioco sparatutto!
Bravissimo (a metà) John!

domenica 24 dicembre 2023

Retribution (2023)


Liam Neeson, con questo film, chiude idealmente la “trilogia dei mezzi” che era iniziata con Non stop (aereo) e proseguita con L’uomo sul treno (qui la recensione di Bang! Boom! Crash!), anche se in realtà RETRIBUTION è il remake americano del film spagnolo Desconocido. Resa dei conti. Imprigionato su un macchinone insieme ai due figli e ad una bomba sotto il sedile, il buon Neeson viene portato a spasso per Berlino da uno sconosciuto attentatore. RETRIBUTION si rivela un thriller di suspense invece che di azione come gli altri due e infatti tutto il film si svolge sulla Mercedes del protagonista. La breve durata della pellicola (meno di un’ora e mezza) e la limitatissima ambientazione non permettono lo sviluppo di particolari scene e quindi per forza di cose tutto è giocato sulla tensione, anche se questa viene molto diluita e a parte un paio di esplosioni non succede quasi nulla di particolare e pure lo stesso finale è tanto sbrigativo quanto banalotto.
C’è in generale poco da dire su questo film, proprio in virtù dei suoi scarsi contenuti e di una suspense troppo diluita per essere effettiva al 100% sullo spettatore. Sembra un compitino copiato male, fatto in fretta furia giusto per non lasciarlo a metà. Personalmente non merita più di un 6, nonostante Neeson (ma anche lui si vede che ormai è stanco).

giovedì 7 dicembre 2023

Prey (2022)


Altro tassello della saga di Predator, stavolta con un totale cambiamento di ambientazione, che lo colloca come prequel di tutta la serie. Nelle Grandi Pianure americane, nel 1719, una navicella spaziale lascia un predator libero, probabilmente per cercare crani e colonne vertebrali degli esseri viventi che popolano la Terra. In questo alieno si imbatte una tribù di indiani Comanche, che si autoassegnano la sfida di catturarlo e ucciderlo.
Ammorbato di quel femminismo che ormai va così tanto di moda, PREY langue per i primi 50 minuti non sapendo cosa mostrare del predator, e li riempie di cruentissime scene di macellamenti di animali vari finchè finalmente gli indiani non si imbattono nell’alieno. Guidati dalla guerriera-cacciatrice Naru, i Comanche sono ovviamente mercè del predator, il quale ha anche l’occasione di massacrare un gruppo di cacciatori francesi. Indubbiamente il film è ben fatto, quando ingrana (dopo quasi un’ora…) poi è tutto un continuo di belle scene d’azione, rese ancor più affascinanti dall’ambientazione “forestale”. Gli indiani non si fanno pregare nell’attaccare il predator (sebbene ho come l’impressione che, nella realtà, vedendo una roba del genere sarebbero fuggiti a gambe levate perché l’avrebbero considerata “cattiva medicina”) e il predator nell’affettare gli indiani, tranne (ovviamente) la salvatrice della nazione Comanche (l’ormai solito scricciolo che sbaraglia tutti, persino un invincibile alieno).
PREY è comunque un prodotto sufficiente, che ben si amalgama con la saga, usando bene l’eredità del primo film (del 1987, con il grande Schwarzy) e in un certo senso rendendogli omaggio con un’ambientazione molto simile, sebbene dall’altro lato snaturandone l’impostazione originaria di film “machista” tipica degli anni Ottanta. Ma ad ogni modo in PREY non c’è nulla di particolarmente originale o che risalti di più, né nella trama né nelle scene d’azione. Per gli appassionati della saga, comunque, è un episodio da vedere, anche per l'originalità dell'ambientazione.